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Sulle orme di Cristo Sacerdote.


Sacro Cuore di Gesù

Un’altra ordinazione di diaconi e sacerdoti per la Santa Chiesa, provenienti dagli Araldi del Vangelo, ha accresciuto la gioia di questa famiglia spirituale presente in tutte le latitudini della Terra. Sono nuovi operai per la messe del Signore, nuove mani apostoliche per la difesa della Fede, nuovi strumenti per la salvezza delle anime. È anche un’opportunità per crescere nell'amore per l’istituzione del sacerdozio.


Rito dell’ordinazione - gli altri presbiteri presenti alla cerimonia impongono loro le mani come segno di comunione.

Se consideriamo la parabola del buon samaritano (cfr. Lc 10, 30-37), vedremo che egli non ha agito perché era “prossimo” dell’uomo aggredito; infatti, Gesù lo descrive come uno straniero, in quanto fino ad allora entrambi non si conoscevano. Al contrario, è stata la compassione del Samaritano, e le buone azioni che ne sono scaturite, a fargli acquisire la qualità di “prossimo”, che si deve amare come se stessi (cfr. Lv 19,18). Così, l’uso della misericordia verso gli altri ci rende “prossimi” a loro.


Il divino paradigma di questa realtà è Nostro Signore, che ha lasciato gli splendori del Padre Eterno per venire alla ricerca, sulla terra, di questa pecorella smarrita chiamata umanità, che era stata maltrattata, spogliata e ferita dal demonio. Gesù Si è elevato come “prossimo” di ogni uomo redimendolo, Lui che già era suo Padre per averlo creato.


In forma analoga, vediamo Sant'Agostino difendere, nella sua opera La dottrina cristiana (L.I, c.30, n.31), che gli Angeli si fanno nostri “prossimi” per l’aiuto che ci prestano, al punto da doverli includere nel precetto della carità fraterna, prescritto dal Primo Comandamento.


Ora, il sacerdote, per sua missione universale, si converte anche, a suo modo, in “prossimo” di ognuno, perché è destinato a lavorare per tutte le anime alla sua portata, al fine di salvarne il maggior numero.


Mons. Benedetto Beni dos Santos durante la cerimonia di ordinazione sacerdotale nella Basilica della Madonna del Rosario.

Come ha spiegato magistralmente Mons. Benedito Beni dos Santos nell'omelia dell’ordinazione presbiterale, Dio ha fatto sentire la sua Parola nel corso dell’Antico Testamento, ma solo nell'Incarnazione ha reso visibile il suo volto. Di conseguenza, dobbiamo concludere che il ruolo del ministro ordinato non si riduce soltanto a predicare la dottrina, ma è soprattutto il rendere visibile ai fedeli la figura di Cristo, e a tal fine deve innanzitutto identificarsi con Lui.


Mons. João Scognamiglio Clá Dias saluta un sacerdote dopo l’ordinazione.

Questa identificazione del sacerdote con Nostro Signore si realizza vivendo in sé il mistero della Croce. L’immolazione costante, come sacrificio di lode gradito a Dio e consegna di se stessi agli altri, è la forma più perfetta di compiere il Primo Comandamento, poiché non esiste amore più grande che dare la vita per chi si ama (cfr. Gv 15, 13).


Quindi, il miglior strumento apostolico del sacerdote è il suo stesso esempio. “Và e anche tu fà lo stesso” (Lc 10, 37), disse Gesù, aggiungendo ai suoi ministri: “fate questo in memoria di me” (Lc 22, 19). Il presbitero è chiamato a perpetuare sulla terra, costantemente, l’opera del Divino Samaritano. Infatti, Nostro Signore ha comprato la salvezza dell’umanità, ma vuole che questa sia applicata a ogni uomo in particolare per mezzo di quei ministri che Lui sceglie e separa per Sé (cfr. Eb 5, 1).



Fonte: Rivista Araldi del Vangelo - luglio - 2019


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