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III Domenica del Tempo ordinario – Anno – A.

San Giovanni Battista

Vangelo


12Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea 13e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,14perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:15“Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; 16 il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata”. 17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino”. 18 Mentre camminava lungo il Mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. 19 E disse loro: “SeguiteMi, vi farò pescatori di uomini”. 20 Ed essi subito, lasciate le reti, Lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 22 Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, Lo seguirono. 23 Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la Buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo (Mt 4, 12-23).


L’inizio della vita pubblica


Perché Gesù avrà scelto la piccola Nazaret per vivere ela dissoluta Cafarnao per iniziare la sua predicazione?Nella vita del Salvatore gli avvenimenti si spiegano conelevate ragioni di saggezza


I – Fine del regime della Legge e dei profeti


12 Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea…


La prigionia del Precursore, determina la fine del regime della Legge e dei profeti e l’inizio della predicazione sul Regno dei Cieli, come vedremo nella Liturgia di questa 3ª Domenica del Tempo Ordinario.


“Tra il digiuno e le tentazioni di Cristo nel deserto e la prigionia e il successivo martirio del Battista – che San Matteo racconterà dettagliatamente più avanti (14, 3-12) – decorre un lassodi tempo di alcuni mesi, durante il quale Gesù esercita il suo primo ministero nelle terre della Giudea e Samaria. L’Evangelista SanGiovanni è l’unico che ci fa conoscere questa lacuna lasciata dai si nottici. Gesù Cristo, dopo i quaranta giorni trascorsi nel deserto, è tornato dove si trovava il Battista, che predicava sulle rive del Giordano. VedendoLo, Giovanni testimonia che Quello è l’Agnello che viene a debellare il peccato nel mondo, e alcuni discepoli cominciano a seguire Gesù. Questi va con loro nella Galilea, dove opera il suo primo miracolo a Cana; di qui parte per Cafarnao; dopo pochi giorni torna in Giudea per celebrare la Pasqua. Predica e opera alcuni miracoli a Gerusalemme, il che offre l’occasione al colloquio notturno con Nicodemo. Per alcuni mesi continua a predicare nelle regioni della Giudea e, in questa occasione, è catturato il Battista. Per questo motivo, Cristo intraprende il suo ritorno in Galilea, passando per la Samaria (Gv 1, 29–4, 4).


“San Giovanni Battista è consegnato al tetrarca Erode Antipa dagli scribi e farisei, come insinua Cristo stesso più avanti (cfr. Mt 17, 12). È questa la ragione per la quale Gesù fugge in Galilea, nonostante questa provincia sia sotto il dominio di Erode, nemico del Battista. I farisei della Giudea erano molto irritati – come avverte San Giovanni (4, 1) – peril fatto che i discepoli di Gesù fossero più numerosi di quelli del Battista,ed avrebbero approfittato, senza dubbio, di qualsiasi occasione favorevole per mettere anche Cristo nelle mani di Erode”.1


Decapitazione di San Giovanni Battista

Guidato dallo Spirito Santo


Come possiamo verificare, dai Vangeli, Gesù era guidato dallo Spirito e, al suo soffio, Si ritira in Galilea. Non perché tema il martirio, ma per non essere ancora giunta la sua ora.


È proprio lo Spirito Santo che ci ispira saggiamente comescegliere i tempi e i luoghi. È Lui che ci insegna quando dobbiamo fuggire dalle persecuzioni o quando bisogna affrontarle, in quali momenti abbiamo l’obbligo di parlare o di tacere, di manifestarci a tutti o di ritirarci. Se fossimo interamente flessibili ai soffi della grazia dello Spirito Santo, scirebbero meraviglie dalle nostre mani per la gloria di Dio e della Santa Chiesa, per il bene degli altri e la santificazione delle nostre anime.


Purtroppo, con rare eccezioni, l’umanità si muove, lungo la Storia, molto di più per l’interesse personale, per l’ambizione, per l’invidia, per l’amor proprio, per la vanità, per il piacere, in una parola, per il peccato. Che grande spreco di doni, virtù e grazie, di cui si avrà da rendere conto davanti al Giudizio di Dio!


Gesù, al contrario, Si ritira in Galilea, per cominciare lì la sua vita pubblica, con le Sue prime predicazioni, confermate da prodigiosi e profusi miracoli, illustrate da insuperabili parabole. Lì stabilisce il centro della sua missione. Oh fortunata Galilea! Se tu avessi saputo trarre tutto il profitto da tanto eccelsa circostanza!


Oh odiosa Gerusalemme, oh cattiva Giudea, voi avete perseguitato il Precursore e avete perduto i benefici della presenza del Salvatore. È proprio in quest’ottica che si sintetizza la mia vera felicità, corrispondere alla perfezione ai richiami della grazia o rifiutarli. Io devo temere Gesù che passa e non ritorna…


Ragione soprannaturale: portare la cura dove più grave era il male


13 …e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali,…


A proposito di questo versetto, lo stesso Maldonado è caduto in un equivoco, credendo che ci fossero due Galilee. Esponendo la sua osservazione, il Padre Luis Maria Jiménez Font con molta precisione corregge l’errore in una nota a piè di pagina, in questi termini: “L’autore [Maldonado] fa una distinzione non necessaria. Non esisteva che una Galilea, governata da Erode. Cristo Si ritirò a Cafarnao, dove poteva vivere senza pericolo, poiché si trovava al confine della tetrarchia di Filippo”.2


Come chiaramente si deduce, è stato per motivi occasionali che Gesù “venne ad abitare a Cafarnao”. Invece, si può affermare con sicurezza che nulla succeda nella vita del Salvatore senza delle grandi ragioni alla base. Immediatamente, si capisce che non è utile per la vita pubblica, la manifestazione della sua divinità nella città di Nazaret. Gesù l’ha scelta per i decenni della sua fase occulta, a causa del suo raccoglimento, la sua pace, le sue piccole proporzioni geografiche e la sua ristretta popolazione. Non era, però, adatta alla diffusione in grande scala del seme della Buona novella. Inoltre, “nessun profeta è bene accetto in patria” (Lc 4, 24), come Egli stesso ha occasione di ripetere ai suoi concittadini, basti vedere il modo in cui viene espulso da quella città.


Un motivo più soprannaturale ha portato Gesù a prendere questo cammino: “Gesù comincia ad evangelizzare le regioni da dove aveva avuto inizio la defezione di Israele. Dimostra con questo la sua misericordia e sapienza, portando la cura dove più grave era il male, servendoSi di una città popolosa, ma incredula e preoccupata solo degli affari umani, affinché da lì si irradiasse la predicazione del Regno di Dio. Ha voluto, così, significare che chi più necessita di cure sono gli infermi, non i sani; e che mai dobbiamo resistere all’apostolato con il pretesto che il campo non è preparato a ricevere il nostro lavoro”.3


Il popolo che giaceva nelle tenebre ha visto una grande luce


14…perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15 “Il paese di Zàbulon e il paese di Nèftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; 16 il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata”.



La citazione di Isaia fatta da San Matteo in questi versetti è tratta dal testo ebraico e per questo non sono trascritte alcune parole come risultano nelle nostre traduzioni più correnti:


“In un primo tempo egli umiliò la terra di Zabulon e la terra di Neftali, ma nell’avvenire renderà gloriosa la via del mare, al di là del Giordano, il distretto delle nazioni. Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 8, 23; 9, 1).


Si tratta di una bellissima profezia che si compie nel momento in cui il Signore Si stabilisce a Cafarnao. Infatti, secondo quanto ci è descritto dal secondo libro dei Re (cfr. 15, 29), Tiglat-Pilèzer, re degli Assiri, invase varie regioni, tra cui le terre di Zabulon e Neftali, ossia, la porzione citata in questi versetti di Matteo. Questo avvenne per un castigo di Dio. Venne così devastata la Galilea e presa dalle genti, da cui il suo nome: “Galilea delle Genti”, localizzata nella zona limitrofa della Siria e della Fenicia, piena zeppa di pagani.


Questa è la principale ragione per cui i suoi abitanti divengono oggetto di disprezzo da parte del resto della nazione, a causa della grande infiltrazione dei popoli aramei, iturei, fenici e greci, inevitabilmente mescolati con i giudei di razza, come viene narrato nel Primo Libro dei Maccabei: “Si sono uniti contro di noi gli abitanti di Tolemàide, Tiro e Sidone e tutta la Galilea degli stranieri per distruggerci” (5, 15). Si tratta, come già abbiamo detto, di una regione ricca per il commercio, per questo attraente per i vari popoli.


Ora, diventa comprensibile quanto si fossero corrotte le dottrine e i buoni costumi religiosi del popolo eletto in quei paraggi, in seguito alla forte e diversificata influenza pagana, come pure il motivo per il quale esso “camminava nelle tenebre” e nell’ “ombra della morte”.


“Erano i popoli collocati nella regione dell’ombra della morte” – cita il pensiero di San Giovanni Crisostomo, il Cardinale Gomá y Tomás – “perché non avevano neppure una particella di luce divina che li illuminasse. I giudei, che facevano le opere della Legge, ma non conoscevano la giustizia del Vangelo, erano nelle tenebre. Tutte loro sono dissipate dalla ‘grande luce’ del Messia. Non può esserci luce più intensa e fissa, perché Gesù è la Luce sostanziale: ‘Io sono la Luce del mondo’ (Gv 8, 12). Non diffidiamo mai della sua efficacia per giungere al fondo degli spiriti più coperti di tenebre a causa dell’infedeltà, dell’eresia, dell’ignoranza, dell’indifferenza; facciamoci sempre, per mezzo della nostra predicazione e delle nostre opere, figli di questa Luce e collaboratori della sua azione illuminante”.4


II – La predicazione del Regno dei Cieli


17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino”.


Anche San Marco ci ha fatto lo stesso resoconto in questi termini: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (1, 15). Mentre un Evangelista è solito parlare di “Regno dei Cieli”, l’altro si riferisce al “Regno di Dio”. Gli autori discutono sul particolare, ma per i nostri obiettivi non ci conviene soffermarci su questo, perciò, prendiamo le due espressioni come sinonimiche.


Già nel famoso dialogo notturno con Nicodemo, Gesù aveva fatto menzione al Regno di Dio (cfr. Gv 3, 3-5). Ora comincia propriamente la sua predicazione pubblica sul tema.


È risaputo quanto i giudei fossero in attesa di un regno politico-sociale fatto di gloria per il popolo eletto. Questa sarebbe stata, per loro, la realizzazione del Regno di Dio sulla Terra. È a Cafarnao che Gesù comincia a rettificare l’equivoco nazionalista, cosa che Egli farà progressivamente per mezzo di predicazioni, parabole e polemiche, con un’insuperabile forza didattica e di logica.


Natura spirituale e carattere universale del Regno


Il metodo graduale per instaurare il Regno annunciato dal Divino Maestro, si scontrava con la concezione giudaica di un intervento imprevisto dell’Onnipotente, che esaltava fino alle stelle il popolo eletto. Immagini come quelle del seme, del granello di senape e del lievito (cfr. Mt 13, 24-33) dimostrano il lento procedere dell’evoluzione del Regno annunciato e portato da Lui.


Inoltre, il vero Regno è, soprattutto, religioso, e non possiede un fine politico secondo lo spiccato desiderio dell’opinione pubblica di quei tempi. Questo si stabilisce in opposizione a quello di satana: “Ma se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il Regno di Dio” (Mt 12, 28). Non agirà, pertanto, in opposizione a Cesare (cfr. Mt 22, 21) e, d’altro canto, non sarà nazionale, ma universale: “Ora vi dico che molti verranno dall’Oriente e dall’Occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei Cieli” (Mt 8, 11).


Sul versetto in questione, così si esprime il grande esegeta Fillion: “Si poteva, dunque, comprendere il Salvatore quando Egli ha fatto echeggiare per tutta la Galilea il ‘Vangelo del Regno’, visto che questa Buona Novella era stata annunciata da molto tempo, e che, recentemente, il Precursore l’aveva proclamata con ardente zelo. Ma era necessario correggere chi aveva preso una brutta piega nello spirito del popolo, perfezionare quello che era buono, elevare alle sfere superiori colui che ancora non era stato rivelato in tutta la sua ampiezza, così, ritornare al magnifico ideale dei profeti e addirittura oltrepassarlo. È per questo che – rigettando con vigore le concezioni meschine e volgari della maggior parte dei suoi compatrioti, svincolando la nozione di Regno di Dio dalle chimere dell’escatologia giudaica, protestando specialmente contro la pretesa dei farisei e degli scribi di dare alle speranze messianiche un aspetto puramente esteriore e politico, in modo da fare di questo il monopolio del loro popolo – Gesù ha insistito instancabilmente sulla natura spirituale e sul carattere universale di questo Regno”.


La penitenza apre le porte del Regno dei Cieli


Il Regno è prossimo e, per penetrarvi, è necessario fare penitenza, umiliarsi, purificarsi. È la via sicura per ottenere la pace con Dio e con se stessi. Questa è stata la condizione posta da Gesù, per questo, “non ha cominciato” – dice una volta in più il Cardinale Gomá, plasmando il pensiero di San Giovanni Crisostomo – “predicando le alte cose della giustizia della Nuova Legge, ma le cose intrinseche della rettificazione della volontà attraverso la penitenza. Per questa via si entra nel Regno dei Cieli: abbandonando le cattive abitudini, rettificando intenzioni e inclinazioni errate, concependo desideri di vivere bene e avendo rammarico di aver fatto il male. È allora che si può già intravvedere il piacere del compimento della perfetta giustizia: ‘Fate penitenza…’; ‘Si è avvicinato il Regno dei Cieli…’”.6


III – Vocazione dei primi discepoli


18Mentre camminava lungo il Mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. 19 E disse loro: “SeguiteMi, vi farò pescatori di uomini”. 20 Ed essi subito, lasciate le reti, Lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 22 Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, Lo seguirono.



Chiamata di San Pietro

Dalla narrazione di San Giovanni, tutto porta a credere che questi quattro Apostoli già conoscessero Gesù. Gli altri tre evangelisti non fanno menzione riguardo a questo precedente rapporto.


Il Precursore aveva segnalato ad Andrea e Giovanni la figura del Messia, per questo, entrambi Lo hanno accompagnato, seguiti subito da Pietro e Giacomo. Il giorno dopo, viene chiamato dallo stesso Gesù l’Apostolo Filippo, il quale, a sua volta, invita Bartolomeo (cfr. Gv 1, 43-51). Pertanto, in un certo modo, essi erano già discepoli del Salvatore quando si svolgono i fatti descritti nei versetti sopra.


Pietro e Andrea stanno lavando le reti probabilmente dopo una pesca infruttuosa, se Luca si riferisce alla medesima scena (cfr. Lc 5, 1-11). A loro il Maestro dirige l’invito in un tono quasi imperativo, cosa che lascia supporre conversazioni anteriori preparatorie a questo momento in cui viene concretizzata un’antica promessa di farli pescatori di uomini.


La stessa determinazione sarà usata da Gesù con gli altri due fratelli, figli di Zebedeo.


La prontezza con cui la coppia di fratelli abbandona tutto, gli ultimi due persino il proprio padre, indica bene il grado di intimità esistente tra loro e il Maestro, e il tenore delle conversazioni avute fino ad allora. Gesù agisce in ognuno di loro con divina saggezza e zelante cura, per l’esercizio di questa robusta fede e intrepida decisione.


Le preghiere silenziose di Maria non devono essere state estranee a questa presa di posizione, né è dovuto mancare lo sforzo e l’ardore focoso dell’animo del Battista. Lui li ha riuniti e li ha consegnati al Messia. Tutti questi fattori, messi in sieme, portano i quattro primi discepoli a girare le spalle, con spirito infiammato, a questo mondo e lanciare, non più le reti, ma se stessi, non nelle acque, ma nel Regno dei Cieli.



Pesca miracolosa

Il suddetto Padre Luís Maria Jiménez Font, fa un eccellente commento a questo passo: “Sembra che la vocazione degli Apostoli sia avvenuta nella seguente maniera: Cristo ricevette spontaneamente quelli che a Lui si sono uniti, provenienti dal discepolato del Battista – Andrea e Pietro, Giovanni e Giacomo –, e nel primo ritorno in Galilea, Filippo e Natanaèle, ai quali Gesù permise di riprendere le loro attività dopo la guarigione del figlio del regolo, terminata la prima predicazione nella Giudea, poiché il primo ministero del Signore nella Galilea, sembra che Lui lo fece completa mente solo. Quando già era conosciuto nella regione, decise di formalizzare il punto della collaborazione altrui, e chiamò nuovamente coloro che all’inizio Lo avevano seguito per devozione, affinché Lo seguissero in maniera definitiva e del tutto dedita, nel giorno della pesca miracolosa”.7


IV – Non era giunta l’ora di manifestarSi come Figlio di Dio


23Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la Buona novella del Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.


Dopo i lunghi anni del silenzio occulto di Nazaret, vediamo ora il Salvatore nel pieno esercizio della sua missione pubblica, predicando il Regno di Dio, guarendo gli infermi e scacciando i demoni. Non sappiamo dire quanto sia durata questa zelante attività apostolica, ma non sarà esagerato supporre che si sia prolungata per vari mesi.


È ricco di contenuto il giudizio espresso dai Professori della Compagnia di Gesù, a proposito di questo versetto:


“L’Evangelista riassume, in questi pochi versetti, la missione di Cristo nella Galilea. Nei capitoli seguenti (5-7) egli ce Lo presenterà come il grande Dottore annunciato dai profeti e, dopo (8- 9), come Taumaturgo che opera ogni specie di miracoli per confermare la verità della sua dottrina. Qui, in generale, ci dice che Gesù percorreva i villaggi della Galilea, senza dubbio accompagnato dai suoi discepoli che aveva appena scelto, insegnando la Buona novella – è questo il significato della parola Vangelo –, la quale era la prossima venuta del “Regno dei Cieli”. Predicava, come annota l’Evangelista, nelle sinagoghe. […] Predicava anche, come ci fa capire l’Evangelista e come vedremo più avanti, nelle campagne e nelle piazze. Confermava la verità della sua dottrina con miracoli, che erano allo stesso tempo opere di carità, guarendo ogni specie di infermità. Queste guarigioni miracolose erano una delle caratteristiche del Messia annunciata dai profeti, specialmente da Isaia (35, 5-6)”.8


La convinzione di Gesù quanto al suo ruolo di Messia non potrà mai essere messa in dubbio. La sua semplice genealogia sarebbe sufficiente a dimostrarlo; per non parlare, allora, delle rivelazioni fatte da San Gabriele, tanto alla Vergine Madre quanto a Zaccaria, della presenza dei pastori nel Presepio, della visita dei Re Magi e della stessa risposta data a Maria al suo rincontro nel Tempio: “Non sapevate che Io devo occuparMi delle cose del Padre mio?” (Lc 2, 49). Questi fatti sottolineano quanto grande ed esatta sia la convinzione che Egli possedeva in relazione alla sua missione.


Tuttavia, se da un lato la coscienza riguardo ai fini – immediato e ultimo – era chiarissima ab initio e non è mai cresciuta né, meno ancora, è mai diminuita, la sua manifestazione agli altri è stata progressiva. Qui in Galilea il Divino Maestro si trova in una fase iniziale.


Era non solo prematuro, ma anche imprudente, rivelare in tutto o in parte la sua divinità. Soltanto molto più tardi – circa due anni dopo il Battesimo nel Giordano – Pietro proclamerà la sua filiazione divina, per pura rivelazione del Padre e, in seguito, gli Apostoli riceveranno l’ordine di mantenerne il segreto.


La stessa norma di condotta sarà imposta ai demoni degli impossessati (cfr. Lc 4, 33-41) e agli stessi infermi miracolati (cfr. Mt 12, 15-16). Se così non fosse stato, il risultato sarebbe stato incontrollabile, in seguito alla forte impressionabilità delle moltitudini riguardo a un Messia politico. Si guardi la reazione del popolo dopo la moltiplicazione dei pani (cfr. Gv 6, 14-15).


Nell’ultimo anno della sua vita pubblica, la manifestazione sarà rivestita di uno splendore esuberante. Nel periodo in Galilea, invece, “il Vangelo del Regno di Dio” è predicato dal Figlio dell’Uomo ad un’opinione pubblica con insufficiente fede per riconoscere l’infinita grandezza del Figlio di Dio.


Miracolo della guarigione del cieco

1) LEAL, SJ, Juan; DEL PÁRAMO, SJ, Severiano; ALONSO, SJ, José. 
La Sagrada Escritura. Evangelios. Madrid: BAC, 1961, v.I, p.49-50.

2) JIMÉNEZ FONT, SJ, Luis María. Notas. In: MALDONADO, SJ, Juan de. 
Comentarios a los Cuatro Evangelios. Evangelio de San Mateo. Madrid:
BAC, 1950, v.I, p.223, nota 1.

3) GOMÁ Y TOMÁS, Isidro. El Evangelio explicado. Años primero y 
segundo de la vida pública de Jesús. Barcelona: Rafael Casulleras, 
1930, v.II, p.72.

4) Idem, ibidem.

5) FILLION, Louis-Claude. Vida de Nuestro Señor Jesucristo. Vida 
pública. Madrid: Rialp, 2000, v.II, p.13.

6) GOMÁ Y TOMÁS, op. cit., p.72.

7) JIMÉNEZ FONT, op. cit., nota 3.

8) LEAL; DEL PÁRAMO; ALONSO, op. cit, p.54.

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