Vangelo
25 “Vi saranno segni nel Sole, nella Luna e nelle stelle, e sulla Terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla Terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27 Allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. 28 Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. 34 State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; 35 come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la Terra. 36 Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’Uomo” (Lc 21, 25-28.34-36).
Le tre venute del Signore
A Natale il Messia scende sulla Terra sotto il velo dell’umiltà. Alla fine dei tempi, verrà in tutto il suo splendore e la sua gloria, come supremo Giudice. Tra queste due venute, secondo San Bernardo di Chiaravalle, c’è una “terza venuta” di Gesù, che si verifica in ogni momento della nostra vita.
I – Le due venute di Cristo
La noncuranza con cui il bambino vive e gioca gli viene in larga misura dalla fiducia nel sostegno, per lui infallibile, del padre o della madre. Questa salutare sicurezza è indubbiamente uno dei motivi della gioia contagiosa e serena dei bambini.
Rapporto simile a quello tra genitori e figli nell’ordine naturale, vi è anche tra l’uomo e Dio nell’ordine spirituale. È ciò che esprime poeticamente la Sacra Scrittura quando dice: “Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia” (Sal 130, 2).
Dio è molto più di un padre terreno
Dio, come incomparabile Padre, ci ama veramente e incondizionatamente ed è contento ogni volta che chiediamo il suo aiuto, non importa in che situazioni. Tuttavia, a differenza del bambino, che non dimentica mai i suoi genitori, abbiamo la tendenza a condurre la nostra vita quotidiana senza considerare quanto dipendiamo dalla Divina Provvidenza, che non manca mai di vegliare su di noi. Questa propensione all’autosufficienza sarebbe maggiore se le nostre debolezze, limiti e disgrazie non ci ricordassero frequentemente quanto abbiamo bisogno dell’aiuto divino.
Ora, Dio è per noi molto più di un padre terreno, perché da Lui dipendiamo in modo assoluto, essenziale ed esclusivo. In primo luogo, Egli ci ha creati: dobbiamo a Lui la nostra esistenza. Inoltre, Egli ci conserva, ci alimenta nell’essere, cosa che nessun padre umano può fare per suo figlio. Se Dio, per così dire, smettesse di pensare a noi un momento, smetteremmo di esistere, torneremmo al nulla. In relazione a Lui, la nostra dipendenza è totale.
Inoltre – mistero d’amore! – Dio Si è incarnato per la nostra Redenzione. Il prezzo pagato per questa Redenzione è stata la morte in Croce, spargendo tutto il suo Sangue per noi. Di più, veramente, Egli non avrebbe potuto fare per l’umanità.
È in questa prospettiva della bontà di Dio che ci ama come Padre e ci redime, che dobbiamo entrare nel periodo d’Avvento che inizia oggi, ed è anche in questa chiave che commemoriamo, nella Liturgia di questa domenica, le due venute di Nostro Signore.
Una venuta nell’umiltà e l’altra nella gloria
Nella prima, che si è già realizzata, Gesù Bambino si è presentato povero, umile, senza alcuna manifestazione di grandezza: “Al Suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana Egli portò a compimento la promessa antica, e ci aprì la via dell’eterna salvezza”.1 In una forma del tutto diversa si verificherà la seconda, alla fine dei tempi, quando Nostro Signore verrà a giudicare i vivi e i morti: “Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa”.2
Mostra il grande Bossuet come, nell’assumere la natura umana, Dio ha voluto farlo nelle condizioni più modeste, umiliandoSi fino all’inconcepibile: “Egli cadde per così dire dal seno di suo Padre, in quello di una donna mortale, da qui in una stalla, e scese via via, per gradi successivi di abbassamento, fino all’infamia della Croce, fino al buio della tomba. Riconosco che non era possibile cadere più in basso”.3
Ora, così umile come è stata la nascita di Gesù, altrettanto gloriosa sarà la sua seconda venuta, rispetto alla quale San Gregorio Magno dice: “Colui a cui non vollero prestare ascolto, quando Si presentò umile, essi Lo vedranno scendere in grande potenza e maestà, e sperimenteranno il suo potere, tanto più rigoroso quanto meno piegheranno ora la cervice del cuore davanti alla pazienza di Lui”.4
Il netto contrasto tra queste due situazioni conduce Don Dehaut ad esclamare: “Che differenza tra questa seconda venuta di Gesù e la prima! Nella prima, Egli Si è presentato agli uomini nella debolezza dell’infanzia, nella povertà e nell’indigenza, scappando, con la fuga, dagli emissari di un tiranno sanguinario. Nella seconda, scenderà circondato da gloria e maestà, come Re dell’Universo”.5
Le quattro settimane d’Avvento
Il Tempo d’Avvento si compone di quattro settimane, che rappresentano i secoli e i millenni che l’umanità ha aspettato per la venuta del Redentore. Durante questo periodo, tutto nella Liturgia si riveste di austerità – si omette il Gloria, i paramenti sono viola e i fiori non adornano più l’interno delle chiese – per ricordare “la nostra condizione di pellegrini, tuttora ancorati alla speranza”,6 come afferma il famoso liturgista Manuel Garrido.
Il motivo per cui il Vangelo di questa prima Domenica è dedicato alla seconda venuta di Nostro Signore è così spiegato da Mons. Maurice Landrieux, Vescovo di Digione: “La Chiesa ci parla della fine del mondo, cioè, dei Novissimi, per ricordarci il senso della vita, staccarci dal peccato e incoraggiarci a praticare il bene. Dio ci ha creati per la vita eterna. Noi non abbiamo stabile dimora in questa Terra: qui siamo di passaggio, sulla via che porta al Cielo”.7
Ecco perché, già all’inizio della Celebrazione Eucaristica, la Chiesa fa questa preghiera: “O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché Egli ci chiami accanto a Sé nella gloria a possedere il regno dei cieli”.8
Così, in questa apertura dell’Anno Liturgico, abbiamo due preparazioni: una per celebrare degnamente la nascita di Gesù a Betlemme, l’altra per la grandiosa cerimonia di chiusura della Storia umana, che è il Giudizio Finale. Infatti “la memoria dell’ultima venuta di Nostro Signore, ispirandoci una salutare paura che ci allontana dal peccato e ci conduce verso il bene, prepara anche noi a celebrare santamente la prima venuta”.9 Nella seconda e terza settimana sono considerati aspetti del Precursore, e nell’ultima la Liturgia si occupa di una preparazione più diretta per la nascita del Redentore, considerando tutta l’attesa e le preghiere della Madonna, dei patriarchi, dei profeti, come fattori che hanno accelerato la venuta del Messia sulla Terra.
II – Gesù annuncia la sua seconda venuta
25 “Vi saranno segni nel Sole, nella Luna e nelle stelle, e sulla Terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla Terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte”.
San Giovanni Crisostomo fa un’interessante considerazione su questi versetti, dicendo che Nostro Signore indica qui una serie di segnali preannunciatori della fine del mondo, mentre in altri passi afferma che questa avverrà in un momento inaspettato (cfr. Mt 24, 42; I Ts 5, 2; II Pt 3, 10; Ap 16, 15).
Per spiegare quest’apparente contraddizione, il Crisostomo solleva l’ipotesi che negli ultimi tempi ci saranno guerre e persecuzioni, ma a un certo punto tutto entrerà in un’apparente tranquillità, nel disordine del peccato. I buoni saranno ridotti ad assistere impotenti a ogni sorta di nefandezze ma quando sembrerà evidente a tutti il trionfo generale e definitivo del male, dando l’impressione che Dio non esista, il Giudice Supremo Si presenterà in modo imprevisto a giudicare i vivi e i morti.10
Sant’Agostino, da parte sua, commenta che i fenomeni della natura descritti in questi versetti “devono essere intesi come riferiti alla Chiesa, perché questa è il sole, la luna e le stelle; essa è stata chiamata bella come la Luna, eletta come il Sole, e non brillerà in quest’epoca, a causa della furiosa persecuzione”.11
27 “Allora vedranno il Figlio dell’Uomo venire su una nube con potenza e gloria grande”.
Consideriamo la bella relazione che fa Don Julien Thiriet fra questo versetto e la prima venuta del Signore: “Essi vedranno il Figlio dell’Uomo venire con grande potenza e maestà. Ossia, con una forza invincibile, a confondere e punire i suoi nemici, ma anche con una gloria splendente, una maestà divina, per ricompensare e coronare i suoi eletti. Così, dopo essere apparso sotto una forma povera ed umile nella sua prima venuta – ‘spogliò Se stesso assumendo la condizione di servo’ (Fil 2, 7) – apparirà nell’ultima venuta come un potente Re e sovrano Signore del Cielo e della Terra. Tutti gli uomini vedranno sul suo Corpo le gloriose cicatrici delle sue ferite e i peccatori, come disse il profeta Zaccaria, riconosceranno Colui che hanno trafitto”.12
Il fatto che Cristo venga su una nube è legato dallo stesso autore al giorno della sua Ascensione: “Le nubi che Gli sono servite come un carro trionfale per ascendere al Cielo”, secondo Origene, “Gli serviranno da trono quando Egli scenderà per giudicare la Terra”.13
Più circostanziato è il commento di Sant’Agostino, che considera due possibili interpretazioni di questo particolare:
“Si può intendere questo in due modi. Egli potrà venire alla Chiesa come su una nuvola, come non cessa mai di venire oggi, secondo quanto dice la Scrittura: ‘D’ora innanzi vedrete il Figlio dell’Uomo sederSi alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo’ (Mt 26, 64). Ma allora verrà con grande potenza e maestà, perché renderà più manifesti nei santi il suo potere e maestà divina, poiché ha aumentato in loro la forza per non soccombere nella persecuzione. Si può anche intendere che venga nel suo Corpo, che è seduto alla destra del Padre, nel quale è morto, è risorto ed è asceso al Cielo, come è scritto negli Atti degli Apostoli: ‘Ciò detto, Si sollevò dalla terra davanti ai loro occhi e una nuvola Lo nascose ai loro occhi’. E lì gli Angeli dissero: ‘Tornerà allo stesso modo in cui l’avete visto salire in Cielo’ (At 1, 9.11). Abbiamo, quindi, ragione di credere che verrà, non solo nel suo Corpo, ma anche su una nuvola, verrà come Se ne è andato, e andandoSene una nuvola Lo nascose. E’ difficile giudicare quale dei due sensi sia il migliore”.14
28 “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.
Le parole di Gesù in questo versetto invitano ad elevare lo spirito e ad avere fiducia perché, con l’annunciato castigo verrà, per coloro che sono rimasti fedeli, l’ora della liberazione. Per cui San Gregorio Magno afferma: “Quando le piaghe affliggeranno il mondo, sollevate la vostra testa, ossia, rallegrate i vostri cuori, perché mentre finisce il mondo, di cui in realtà non siete amici, si avvicina la vostra redenzione, che tanto avete cercato”.15
Ad aumentare la nostra speranza e sollevare i nostri cuori al Cielo in quel momento, ci invita anche Don Thiriet: “Se il giorno del Giudizio Finale deve essere terribile per i reprobi, sarà invece di consolazione per gli eletti, che entreranno in corpo e anima nella piena gloria, tanto desiderata. Pertanto, quando queste cose cominceranno ad accadere, mentre i peccatori appassiranno di terrore e saranno presi da disperazione, voi, miei amici e servitori, alzate la testa e guardate, rafforzate la vostra fede e la vostra speranza, rimuovete dalla Terra il vostro spirito e il vostro cuore ed elevateli al Cielo; rallegratevi, perché è prossima la vostra liberazione. Questa liberazione o redenzione sarà per gli eletti la fine in assoluto di tutti i mali, la perfetta soddisfazione dell’anima e del corpo, la gioia incomparabile della beatitudine eterna”.16
E Don Maurice Landrieux esclama: “Giorno di terrore e disperazione per i malvagi, i peccatori: dies iræ, dies illa! ma di indicibile speranza per i giusti di Dio, per i piccoli e gli umili sconosciuti, disdegnati, rifiutati, disprezzati, sfruttati, maltrattati, oppressi in tutti i modi su questa Terra”.17
Tuttavia, se alla fine dei tempi i castighi di Dio contro gli empi significano la liberazione dei buoni, al punto che Sant’Agostino afferma che la venuta del Figlio dell’Uomo incute paura solo ai miscredenti”,18 potremmo a ragione trarre da ciò una conclusione per la nostra epoca: per quanto, al giorno d’oggi, le afflizioni e preoccupazioni opprimano i buoni, costoro non devono ugualmente temere, poiché Dio non abbandona mai chi in Lui confida.
È quanto afferma San Cipriano: “Chi si aspetta la ricompensa divina deve riconoscere che in noi non ci potrà essere alcun timore di fronte alle tempeste del mondo, nessuna esitazione, poiché il Signore ha predetto ed ha insegnato che questo sarebbe avvenuto, esortando, istruendo, preparando e rafforzando i fedeli della sua Chiesa, al fine di sopportare gli eventi futuri”.19
III – Preparazione dei cuori
34 “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; 35 come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la Terra”.
“State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. In questa seconda parte del brano scelto dalla Chiesa per questa domenica, il Divino Maestro fa riferimento a quelle anime che, pur non negando formalmente la Fede, già non si elevano più, non vibrano, né sono toccate dalle dottrine più belle, cerimonie o eventi, essendo incapaci di riconoscere in questi la voce o la presenza del Salvatore.
“Come un laccio”, cadrà il giorno terribile del Giudizio Finale sugli abitanti della Terra; pertanto, per non essere presi alla sprovvista, dobbiamo essere vigili per impedire che i nostri cuori diventino insensibili per i vizi e per la preoccupazione per i beni effimeri di questo mondo.
Gola, ubriachezza e preoccupazioni della vita
Gesù menziona, in primo luogo, la gola. Peccato che, ai nostri giorni, può essere considerato anche nel senso inverso, cioè come la preoccupazione eccessiva per il controllo del peso, a scapito della propria salute. L’equilibrio consiste nel mangiare ciò che è necessario per mantenersi e poter affrontare le difficoltà della vita.
Vi è anche una gola degli occhi: la curiosità eccessiva. Delle orecchie: il desiderio smodato di parlare, di voler essere aggiornati di tutte le novità. Per non estendere troppo l’elenco dei vizi correlati alla gola, ne citiamo solo un altro, dei più pericolosi: il desiderio di attirare l’attenzione su se stessi.
Quanto all’ebbrezza, Origene nota come sia profondo il degrado a cui conduce, incidendo simultaneamente sia sul corpo che sull’anima. “In altri casi può succedere che lo spirito si rafforzi quando il corpo si indebolisce, come dice l’Apostolo (cfr. II Cor 12, 10) e quando ‘l’uomo esteriore si indebolisce, l’interno si rinnova’ (II Cor 4, 16). Nella malattia dell’ubriachezza si deteriorano allo stesso tempo il corpo e l’anima; lo spirito si corrompe come la carne. Si indeboliscono i piedi e le mani, si ottunde la lingua, le tenebre gettano un velo sugli occhi, e l’oblio coinvolge la mente, di modo che l’uomo non conosce né sente”.20
Ai nostri giorni quel vizio potrebbe ben essere preso come un simbolo dell’inebriamento verso le cose materiali come l’automobile, il computer, il cellulare, internet e altri dispositivi che sono utili e necessari ma che, utilizzati senza il controllo della virtù della temperanza, contribuiscono a rendere il cuore insensibile alle realtà soprannaturali.
Una metafora eloquente dello stesso Origene viene molto a proposito per mettere in evidenza quanto abbiamo bisogno di prendere in considerazione l’avvertimento fatto dal Divino Maestro nel Vangelo di questa domenica: “Immaginate che un medico esperto e saggio dia prescrizioni simili a questa, raccomandando, per esempio: ‘Attenzione a non prendere in eccesso succo di questa tal erba, perché questo può causare morte improvvisa’. Non ho alcun dubbio che, per preservare la propria salute, tutti obbedirebbero a questo avviso. Ora, Colui che è medico delle anime e dei corpi, il Signore, ci comanda di astenerci dell’erba dell’ubriachezza e della crapula, come pure degli affari mondani e dei succhi mortali che devono essere evitati”.21
Così, non solo chi si lascia condurre dai vizi degradanti come la golosità e l’ubriachezza, ma anche chi si prende eccessive preoccupazioni per i beni terreni, finisce per rimanere col cuore insensibile, pesante, incapace di elevarsi fino a Dio. È ancora una volta Origene che fa dei commenti chiarificatori: “L’ultimo avvertimento di Gesù, al momento, riguarda la cura che dobbiamo avere con quelle cose della vita che – pur non essendo considerate come peccati gravi, ma come attività apparentemente indifferenti – comunque obnubilano la nostra coscienza riguardo al suo ritorno imminente e all’arrivo improvviso della fine del mondo”.22
A questo riguardo, ci raccomanda San Basilio: “La curiosità e le cure di questa vita, sebbene non sembrino pregiudiziali, devono essere evitate quando non contribuiscono al servizio di Dio”.23 E il dotto Tito ci avverte: “Fate attenzione a non oscurare le luci della vostra intelligenza, perché le preoccupazioni di questa vita, la crapula e l’ubriachezza mettono in fuga la pazienza, fanno vacillare la fede e provocano il naufragio”.24
Aggiunge Mons. Landrieux: “Fate attenzione a non lasciare che il vostro cuore si aggrappi alla Terra per i piaceri rozzi dei sensi, per il godimento smodato dei beni di questo mondo, o per una cura eccessiva riguardo alla vostra situazione, che potrebbe esporvi ad essere sorpresi da una morte improvvisa: et superveniat in vos repentina dies illa. Al contrario, vegliate e pregate, siate cauti, fate ricorso ai mezzi soprannaturali per ottenere che la mano di Dio vi sostenga in queste difficoltà, in modo da poter rimanere in piedi nel giorno del Giudizio: stare ante Filium Hominis”.25
Vigilanza e preghiera
36 “Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’Uomo”.
Bene osservano i professori di Salamanca il fatto che San Luca non ha accompagnato il suo racconto con parabole, come fanno gli altri sinottici. Egli porta solo una esortazione generale. “In compenso, esprime bene il senso di questa vigilanza costante nella purezza di vita e di preghiera”.26
Essere attenti significa essere sempre preparati per l’incontro con Nostro Signore Gesù Cristo e la Madonna, mantenendo ben aperti, non solo gli occhi del corpo ma, soprattutto, quelli dell’anima, in quanto sono questi che potranno indicare la prossimità del Signore. Per questo abbiamo bisogno di vivere costantemente in stato di preghiera, anche quando stiamo adempiendo ai nostri obblighi abituali. Solo così potremo essere preparati per i grandi avvenimenti annunciati da Gesù e per presentarci “in piedi davanti al Figlio dell’Uomo”, cioè, integri, onesti e virtuosi, permanendo nello stato di grazia.
Nella vita terrena, molto più importante che conservare la salute, il denaro o qualsiasi altro bene, è mantenersi nella grazia di Dio cercando di non offenderLo mai, ma se si ha la sfortuna di cadere in peccato, cercare immediatamente di riconciliarsi con Lui, mediante il Sacramento della Confessione. A questo ci esorta San Gregorio Magno: “Emendatevi, mutate i vostri costumi, vincete le tentazioni e castigate con lacrime i peccati commessi, perché un giorno vedrete l’arrivo del Giudice eterno con tanta maggior sicurezza quanto più avrete prevenuto con la paura la sua severità”.27
IV – La “terza venuta”
La Liturgia della 1ª Domenica d’Avvento è interamente penetrata dalla prospettiva di celebrare la prima venuta di Nostro Signore, con la sua nascita nella Grotta di Betlemme e dalla preparazione della seconda, che avverrà alla fine del mondo per giudicare tutta l’umanità.
Secondo S. Bernardo di Chiaravalle tuttavia, sono tre le venute di Nostro Signore: la prima, quando Lui è venuto con la sua Incarnazione, la seconda è quotidiana, quando Lui viene da ognuno di noi, con la sua grazia e la terza, quando verrà a giudicare il mondo. In un altro passo, il Dottor Mellifluo precisa che la seconda venuta di Cristo è nascosta, e “soltanto gli eletti Lo vedono in se stessi, e con Lui salvano le loro anime.” Egli sta continuamente venendo a noi per essere “il nostro riposo e la nostra consolazione”.28
Così, in ogni momento siamo chiamati ad avere un incontro con Gesù soprattutto nell’Eucaristia ma anche, per esempio, meditando questo Vangelo della 1ª Domenica d’Avvento, o ascoltando una parola ispirata di qualche ministro di Dio. Per questo, la nostra vita dovrebbe, in realtà, ruotare attorno a un Natale permanente, che cominci al risveglio, la mattina, e non termini neppure dormendo di notte, perché per tutto dipendiamo dalla grazia di Dio e dobbiamo essere continuamente in attesa dell’aiuto che ci viene da Lui.
Rimaniamo vigili e approfittiamo di questi preziosi inviti della grazia, in modo da essere in condizioni di ricevere, non con paura e disperazione, ma con gioia, il giusto Giudice, che scenderà dal Cielo in maestà e dirà a coloro che si sono affidati alla sua misericordia e hanno compiuto i suoi Comandamenti: “Venite, benedetti del Padre Mio, prendete possesso del Regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo” (Mt 25, 34). Chiunque abbia sempre presente questo fine, avrà coraggio raddoppiato per praticare la virtù e comparire senza timore all’incontro definitivo con il Signore Gesù.
Prepariamoci, dunque, perché Egli verrà quando meno ce lo aspettiamo!
1) RITO DELLA MESSA. Preghiera Eucaristica: Prefazio dell’Avvento,
I. In: MESSALE ROMANO. Riformato a norma dei decreti del Concilio
Ecumenico Vaticano II e promulgato dal Papa Paolo VI. Città del
Vaticano: L. E. Vaticana, 1983, p.312.
2) Idem, ibidem.
3) BOSSUET, Jacques-Bénigne. Exorde d’un autre sermon pour le
Ier Dimanche de l’Avent. Sur les humiliations de Jésus-Christ.
In: Œuvres choisies. Versailles: Lebel, 1822, v.V, p.156.
4) SAN GREGORIO MAGNO. Homiliæ in evangelia. L.i, hom.1, n.2.
In: Obras. Madrid: BAC, 1958, p.538.
5) DEHAUT. L’Évangile expliqué, défendu, médité. Paris:
Lethielleux, 1868, v.IV, p.405.
6) ABAD IBÁÑEZ, José A.; GARRIDO BONAÑO, OSB, Manuel. Iniciación a
la Liturgia de la Iglesia. Madrid: Pelícano, 1988, p.726.
7) LANDRIEUX, Maurice. Courtes gloses sur les Évangiles du dimanche.
Paris: Beauchesne, 1918, t.I, p.2-3.
8) PRIMA DOMENICA DI AVVENTO. Preghiera Colletta. In MESSALE ROMANO,
op. cit., p.5.
9) THIRIET, Julien. Explication des Évangiles du dimanche.
Hong-Kong: Société des Missions Étrangères, 1920, t.I, p.2.
10) Cfr. SAN GIOVANNI CRISOSTOMO. Homilía LXXVII, n.2. In: Obras.
Homilías sobre el Evangelio de San Mateo (46-90). Madrid: BAC, 2007,
v.II, p.534-537.
11) SANT’AGOSTINO, apud SAN TOMMASO D’AQUINO. Catena Aurea.
In Lucam, c.XXI, v.25-27.
12) THIRIET, op. cit., p.5.
13) Idem, ibidem.
14) SANT’AGOSTINO. Epistola CXCIX, c.11, n.41-42. In: Obras. 2.ed.
Madrid: BAC, 1972, v.XIb, p.155-156.
15) SAN GREGORIO MAGNO, apud SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit., v.2833.
16) THIRIET, op. cit., p.6.
17) LANDRIEUX, op. cit., p.7-8.
18) Cfr. SANT’AGOSTINO, Epistola CXCIX, op. cit., n.36-37, p.152.
19) SAN CIPRIANO. De mortalitate, n.2, In: Obras. Tratados.
Cartas. Madrid: BAC, 1964, p.254.
20) ORIGENE. Homilías sobre el Levítico, 7, 1-2, apud ODEN,
Thomas C.; JUST, Arthur A. La Biblia comentada por los Padres de
la Iglesia. Evangelio según San Lucas. Madrid: Ciudad Nueva, 2000,
v.III, p.434-435.
21) Idem, ibidem.
22) Idem, p.432.
23) SAN BASILIO, apud SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit., v.34-36.
24) TITO BOSTRENSE, apud SAN TOMMASO D’AQUINO, op. cit., v.34-36.
25) LANDRIEUX, op. cit., p.8-9.
26) TUYA, OP, Manuel de. Biblia Comentada. Evangelios. Madrid:
BAC, 1964, v.V., p.904.
27) SAN GREGORIO MAGNO. Homiliæ in Evangelia. L.I, hom.1, n.6. In:
Obras, op. cit., p.541.
28) SAN BERNARDO. Sermones de Tiempo. En el Adviento del Señor.
Sermón V. In: Obras Completas. Madrid: BAC, 1953, v.I, p.177.
Estratto dalla collezione “L’inedito sui Vangeli” da Mons. João Scognamiglio Clá Dias, EP.
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