Il Regno di Maria sarà il regno della clemenza, della pietà e della dolcezza della Madonna. Nel commentare la Santa Regina, Mons. João ci svela qualcosa di quest’epoca storica in cui lo spirito della Madre di Dio sarà presente in ogni creatura.
Mossa dal suo carisma profetico, da molto tempo la Chiesa ha compreso i disegni divini riguardo all’era mariana1 alle cui soglie si trova l’umanità. Nel corso dei secoli alimenta nei suoi figli la speranza in questi gloriosi giorni per mezzo di suppliche e sacrifici espiatori.
Inoltre, consapevole che il vocabolario umano non è in grado di esprimere le eccelse qualità della Madonna, ha fatto ricorso alle più diverse forme liturgiche e artistiche per portare i suoi figli ad assaporare misticamente le grandezze della Madre di Dio. E, pari passu, ha cercato di sviluppare una terminologia teologica che, nonostante le limitazioni della conoscenza acquisita nella penombra propria dello stato di prova, servisse come strumento per tradurre in parole le “intuizioni” che il Paraclito infondeva nelle anime della sua fedelissima Sposa.
Supplica archetipica alla Madonna
Tra le preghiere mariane così originate, la Salve Regina rappresentava per il Dott. Plinio la supplica archetipica alla Madonna, il capolavoro del discernimento profetico e dello zelo teologico della Chiesa a proposito del Suo ruolo nella Storia della salvezza. Per mezzo di questa orazione, egli era penetrato nei misteri della Sovrana Regina e desiderava recitarla anche quando una sua anima guerriera e innocente stesse per lasciare questa valle di lacrime per contemplare la luce beatifica negli occhi della sua Signora e Madre:
“Sopra questi abissi della morte, oltre i quali c’è un Dio che io adoro, esiste un ponte – che è la luce della mia anima e tutto nella mia vita – di cui misuro meglio le dimensioni e il valore quanto più mi sforzo di misurare la profondità dell’abisso. […] Il sorriso sulle tenebre dell’impasse e il ponte gettato sugli abissi è la devozione alla Madonna. Perciò, nell’ora della morte dobbiamo dire: Salve Regina, Mater misericordiæ… E la nostra anima sarà raccolta in Cielo”.2
La Salve Regina assomiglia a una musica: ci sono tratti in crescendo e diminuendo, in allegro e adagio, secondo il significato di ogni frase. È la “composizione” che contiene tutte le melodie delle relazioni tra la Beatissima Trinità e la Madonna. Potrebbe anche chiamarsi “musica divina”, poiché riassume gli infiniti aneliti di Dio riguardanti sua Figlia, Madre e Sposa.
Pregandola con pietà, il fedele si associa ai desideri del Creatore e si introduce nei misteriosi vincoli che Lo uniscono a Lei. Nel Cuore di Maria, a sua volta, questa preghiera risuona come una lode e una richiesta fatta dall’Altissimo, anche se pronunciata da un misero peccatore. Dio per così dire presta la sua voce al supplice, affinché possa convivere con la sua prediletta. Ecco la forza della Salve Regina!
La grandezza divina racchiusa in una creatura
I titoli mariani contenuti in questa preghiera hanno un’elevazione che raggiunge Dio. Come Figlia del Padre Eterno, la Madonna eredita un’eminente partecipazione a tutti i suoi attributi che Le fa toccare l’essenza divina; come Madre del Figlio, governa la sua eredità e Se ne beneficia in qualità di Regina-Madre; come Sposa dello Spirito Santo, condivide i suoi beni e detiene pieni diritti su di essi.
In questo modo, Maria vive del tesoro della Trinità e racchiude in Sé la grandezza divina nella proporzione di una creatura, come se Dio avesse eletto tra gli uomini una “miniatura” sua. In altri termini, non essendoGli possibile generare una nuova Persona Divina consustanziale alla Trinità, il Creatore L’ha formata con la finalità di renderLa un “dio” per Sé.
Maria racchiude in Sé la grandezza divina nella proporzione di una creatura, come se Dio avesse eletto tra gli uomini una “miniatura” sua
A volte, però, la meditazione delle invocazioni della Madonna parte non dalla sua prospettiva più universale e trascendente, ossia, da Dio e dai suoi attributi, ma da ciò che si mostra in modo più immediato e concreto: l’uomo e le sue necessità. Per quanto legittima, questa visione finisce per costituire un ostacolo alla comprensione della magnificenza del Suo vincolo con la Santissima Trinità, da cui deriva il suo legame con l’umanità.
Senza voler fare un’analisi esaustiva delle invocazioni di questa ispirata e bellissima preghiera, l’Autore presenterà qui di seguito le sue riflessioni su alcune di esse. Come il lettore potrà verificare, tali considerazioni offrono un assaggio della splendida gloria che Maria Santissima irradierà su tutta la terra nei giorni del suo regno, così come la traboccante coesistenza di bontà, perdono e affetto che Ella stabilirà con gli uomini.
Secondo San Luigi Grignion de Montfort,3 in questo rapporto intimo e materno la Vergine li illuminerà con la sua luce, li alimenterà con il suo latte, li condurrà con il suo spirito, li sosterrà col suo braccio e li terrà sotto la sua protezione. Ella stessa sarà la linfa vitale che guiderà ognuno dei suoi figli e schiavi d’amore verso l’unione con il Sacro Cuore del suo Divino Figlio.
Regina degli uomini, degli Angeli e della volontà divina
Regina e Madre: due titoli eccelsi della Santissima Vergine! Tutti gli attributi con i quali si loda la Madonna nella Salve Regina nascono da questa singolare unione tra la regalità e la maternità.
“Salve Regina”! Maria possiede in pienezza le insegne del potere regio: la sua maestà supera di gran lunga quella di qualsiasi monarca, è suprema; la sua autorità non dipende dall’acclamazione degli uomini, è sovrana; il suo impero si esercita sui Cieli e sulla terra, le potenze angeliche e gli esseri umani, è assoluto. Fa tutto quello che vuole, quando vuole e come vuole. Si tratta, quindi, di una regalità che emana dalla regalità divina.
Ora, Dio è la matrice e la sostanza della regalità: Re di sua volontà, dei suoi piani, dei suoi possibili; in una parola, Re di se stesso da tutta l’eternità. La sua regalità consiste nel governo assoluto del Bene, che è la sua stessa essenza.
Con una specialissima predilezione, la Madonna partecipa a questa regalità in modo sui generis. Dio si è come donato interamente a Lei e Le ha affidato lo scettro del suo potere affinché governi la creazione, la Storia e – o mistero insondabile! – Lui stesso. A questo titolo, si può affermare che, per un sublime arcano, Maria è Regina anche della volontà divina, godendo di un’udienza onnipotente davanti al trono dell’Altissimo.4 Tutto è sotto i suoi piedi, e la Trinità Si compiace di essere governata da sua Figlia, Madre e Sposa.
Dio Si è come donato interamente a Lei e Le ha affidato lo scettro del suo potere affinché governi la creazione, la Storia e – oh, mistero insondabile! – Lui stesso
Questo presuppone da parte della Madonna un’unione radicata con le Tre Persone Divine, che La rende incapace di realizzare qualcosa di contrario ai suoi disegni. In Dio e in Maria, pulsano uno stesso Cuore e una stessa volontà. È come se l’Onnipotente leggesse nel Cuore Immacolato questa sentenza: “Senza di Me non potete far nulla” (Gv 15, 5). Il Creatore Si è sottomesso alla Vergine in modo tale che, per così dire, senza di Lei nulla può fare.5
Tale audace affermazione deve esser intesa cum grano salis, poiché solo Dio è l’Essere per eccellenza,6 l’ Atto Puro,7 dal quale provengono tutte le cose e per il quale tutto è sostenuto nell’ordine dell’essere. Fatta questa avvertenza, sembra trovarsi qui il nocciolo ineffabile della Sacra Schiavitù a Gesù attraverso Maria. Ciò che il Signore, in ragione della sua giustizia, potrebbe rifiutare a chiunque si avvicini direttamente a lui, sarà sempre concesso se la supplica parte dal Cuore della sua Santissima Madre.
“Salvami, Regina!”
Tale è lo splendore della regalità e del potere della Madonna. Non c’è, pertanto, invocazione più bella né più efficace per ricorrere a Lei. Lo ha compreso bene il Dott. Plinio, ancora bambino, recitando la Salve Regina in un momento di difficoltà.8 Giudicando, a causa della sua giovane età, che il saluto latino salve avesse il significato del verbo salvare, rivolse all’Ausiliatrice dei Cristiani un grido pieno di filiale fiducia: “Salvami, Regina!” E fu esaudito!
Anche a ciascuno di noi basterà gridare “Salvami, Regina!”, e subito Ella stenderà lo scettro e muoverà la volontà del Padre. Questo appello risuona alle sue orecchie come se si dicesse: “Oh, Tu, che sei la Regina delle volontà divine e che governi il Cuore di Dio, salvami!”
Le fibre del Cuore materno di Maria non resistono a chi così ricorre alla sua intercessione. Invocare la sua regalità significa, quindi, invocare la sua onnipotenza supplicante davanti al Signore. Tuttavia, è necessario che la richiesta sia fatta con tutta la fiducia e con la certezza che Lei ci salverà.
Personificazione massima della misericordia divina
L’espressione “Madre di misericordia”, a sua volta, evoca la missione particolare della madre nella vita familiare. Se spetta al padre rappresentare la bontà forte unita alla giustizia, compete alla madre ridurre questa giustizia a proporzioni ridotte, a limiti minimi, a una quasi sparizione. Lei deve far risplendere la misericordia, il perdono e l’indulgenza fino a un grado inimmaginabile. L’armonia nell’ambiente domestico è il frutto stesso della tenerezza materna.
Ora, la Madonna Si distingue come la Madre delle madri. DesignarLa come “Madre di misericordia” sembra, in un certo senso, una ridondanza. Tuttavia, questo titolo diventa comprensibile se teniamo in considerazione il fatto che il significato ordinario della parola madre è ben lontano dalla sua maternità, che ha solo proporzione con Dio stesso. In Maria, per così dire, si esauriscono i limiti della misericordia: Lei è la massima personificazione di questo attributo divino posto in una creatura.
Il suo perdono materno non significa, tuttavia, condiscendenza con il peccato e il vizio, come molti erroneamente immaginano. Concepita in pienezza di grazia e senza alcuna traccia della colpa originale, la Madonna possiede una nozione chiarissima dell’offesa che le nostre colpe rappresentano contro Dio e contro l’ordine da Lui stabilito nell’universo. Di conseguenza, Lei ha un rifiuto e un odio perfetti del peccato e di ogni forma di male: “Perfecto odio oderant illos” (Sal 138, 22).
Il perdono materno di Maria Santissima non significa, tuttavia, condiscendenza con il peccato e il vizio, come molti erroneamente immaginano
In cosa consiste, allora, la sua misericordia? Esattamente nell’ottenere grazie maggiori e sovrabbondanti, affinché il peccatore pentito vinca le sue cattive inclinazioni e cerchi con tutta la forza della sua anima la santità massima alla quale è chiamato. E in questo si mostra il suo perdono, perché Ella si sottrae dalla previa necessità di meriti per ottenere tali benefici, applicando copiosamente a ciascuno i meriti infiniti della Redenzione del suo Figlio Divino, di cui è la Mediatrice universale e generosa Dispensatrice. ²
(Continua nella prossima edizione della rivista Araldi del Vangelo )
Tratto, con piccoli adattamenti, da: Maria Santissima! Il Paradiso
di Dio rivelato agli uomini. San Paolo: Araldi del Vangelo,
2020, vol. III, pp.129-138
1 Nota della Redazione: Mons. João si occupa ampiamente in quest’opera del Regno di Maria, era storica profetizzata da San Luigi Maria Grignion de Montfort.
2 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, 14 aprile 1974.
3 SAN LUIGI MARIA GRIGNION DE MONTFORT. Traité de la vraie dévotion à la Sainte Vierge, n.48.
4 Cfr. Idem, n.27; 76.
5 A questo riguardo, afferma Sant’Anselmo: “Dio creò tutte le cose, e Maria generò Dio. Dio, che aveva creato tutte le cose, Si fece per mezzo di Maria. E in questo modo rifece tutto quello che aveva fatto. Egli, che poté fare tutte le cose dal nulla, non volle rifare senza Maria ciò che era stato distrutto […]. Dio generò Colui al di fuori del quale non esiste nulla, e Maria diede alla luce Colui senza il quale nulla sussiste. Veramente il Signore è con Te, perché ha voluto che ogni creatura riconoscesse che deve a Te, con Lui, un così grande beneficio!” (SANT’ANSELMO di Canterbury. Oratio VII).
6 Il Dottor Angelico spiega che, essendo Dio l’ “ipsum esse subsistens”, gli stessi concetti di esistenza ed essenza si identificano in Lui, come il Signore ha dichiarato a Mosè: “Io sono colui che sono” (Es 3, 14). Tutte le creature hanno l’essere per partecipazione all’Essere divino (cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Summa Teologica. I, q.3, a.4; q.4, a.2; Summa contra gentiles. L.I, c.22; De potentia, q.7, a.2; Scriptum super Sententiis. L.I, d.8, q.4, a.1-2; q.5, a.2).
7 Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO. Summa Teologica. I, q.3, a.7; Summa contra gentiles. L.I, c.16; 18; Scriptum super Sententiis. L.I, d.8, q.4, a.1.
8 Per conoscere maggiori dettagli sull’insigne grazia ricevuta dal Dott. Plinio, si veda: CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Il dono di sapienza nella mente, vita e opera di Plinio Corrêa de Oliveira. Città del Vaticano-San Paolo: LEV; Lumen Sapientiæ, 2016, vol.II, pp.336-348.
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