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13 maggio 1917



Uno dei fatti più inediti e rilevanti del nostro tempo si è verificato all’inizio del XX secolo, nella regione montuosa portoghese della Serra de Aire. Lì, tre pastorelli innocenti furono scelti da Dio per trasmettere al mondo un Messaggio importante. E questo fu loro affidato «da Colei che è, di fatto, la Regina del Cielo e della terra. Colei la cui bellezza, potere e bontà fu il tema dei profeti e dei Santi, per centinaia di anni».1


Quando la fine di una crisi è annunciata dalla stessa Madre di Dio


Se ci riportiamo indietro nella Storia alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, vedremo che esso «si è concluso con una catastrofe illuminata e analizzata dal genio di un grande Dottore, quale fu Sant’Agostino».2 Lo stesso accadde con il Medioevo, la cui fine fu prevista da un grande profeta: San Vincenzo Ferrer. Allo stesso modo, «la Rivoluzione Francese, che segna la fine dei Tempi Moderni, fu prevista da un altro grande profeta, che fu allo stesso tempo un grande Dottore, San Luigi Maria Grignion de Montfort. I Tempi Contemporanei, che sembrano nell’imminenza di chiudersi con una nuova crisi, hanno un privilegio maggiore. La Madonna è venuta a parlare agli uomini».3



Battaglia di Lepanto - Parrocchia Santa Maria Maddalena, Siviglia (Spagna)

Infatti, non poche volte la Vergine Santissima ha cambiato il corso degli eventi; per esempio, consegnando il Rosario a San Domenico, conservando la Fede Cattolica in Irlanda, salvando la Cristianità a Lepanto o essendo la speciale protettrice degli impavidi esploratori dell’oceano che giunsero nel Nuovo Mondo, guidati da Cristoforo Colombo sulla sua nave Santa Maria.4


Così, «nessuno, che creda in Dio e nell’immortalità dell’anima, potrà ritenere inverosimile che la Madre di Cristo, il Verbo Incarnato, Si sia rivelata, nelle varie crisi del mondo, a persone privilegiate. Di queste apparizioni, molte furono confermate come, nei tempi moderni, quelle di Lourdes a Santa Bernadette. Ma, Lei sarebbe dovuta apparire in Portogallo, nel 1917, e in un luogo così deserto e inaccessibile com’è la Serra de Aire?»5 Quale la ragione di questo privilegio?


Un traboccante atto d’amore di Dio, un forte appello alla vigilanza e un indiscutibile segno della sua misericordia. «La Madonna nello stesso tempo spiega le ragioni della crisi e indica il loro rimedio, profetizzando la catastrofe se gli uomini non La ascoltano. Da ogni punto di vista, dalla natura del contenuto e dalla dignità di chi le ha fatte, le rivelazioni di Fatima superano, infatti, tutto ciò che la Provvidenza ha detto agli uomini nell’imminenza delle grandi burrasche della Storia».6


Fatima: palco della manifestazione della Madre di Dio al mondo


Fatima fu il palco scelto dalla Celeste Messaggera per manifestarSi al mondo. Situata nella Diocesi di Leiria, perduta in uno dei contrafforti della Serra de Aire, a cento chilometri a nord di Lisbona e quasi nel centro geografico del Portogallo, la piccola città ha al suo intorno, in un raggio di circa venticinque chilometri, alcuni dei monumenti più eloquenti e simbolici della storia portoghese.



Localizzazione geografica di Fatima.

Nei suoi dintorni si può contemplare il castello costruito da D. Alfonso Henriques, a Leiria, le cui imponenti rovine, alte mura, possenti e bei torrioni si innalzano in cima a una collina; il grandioso Monastero di Batalha, che, con le sue ampie sale, superbi archi rampanti, guglie e merletti, è sicuramente il più bel gioiello di architettura medievale del paese; il c onvento-fortezza di Tomar, antico quartier-generale dei templari lusitani e, più tardi, dell’Ordine di Cristo; non molto distante, circondata da mura medievali e poggiata su una collina che domina la vasta pianura, l’incantevole cittadina di Ourém, con le sue strette e accidentate pendici, rovine gotiche e resti di mura del vecchio castello del signore feudale; infine, l’abbazia cistercense di Alcobaça, una delle più grandi d’Europa, costruita nell’austero stile gotico bernardino, che, nei suoi giorni di massimo splendore, fu il centro del fervore religioso e dell’alta cultura, ospitando più di mille monaci.


Sempre vicino a Fatima, in direzione dell’oceano, si trova la plurisecolare pineta di Leiria, piantata dal Re D. Dinis, in pieno Medioevo.


Nel paesaggio della regione predominano le colline brulle e rocciose, punteggiate da querce, e si vedono qui e là piccoli villaggi composti da case bianche di calce, che brillano alla luce del sole, e nelle valli, alcuni boschetti di ulivi, querce e pini.


Fu questo scenario campestre, calmo e denso di memorie, che la Madre di Dio scelse per rivelare al mondo una delle più gravi profezie della Storia. Parole provenienti dal Cielo, cariche di ammonimento, ma anche di misericordia e di speranza.


Una domenica come le altre per i pastorelli


Si era nella primavera del 1917. La Prima Guerra Mondiale, il grande e sanguinoso conflitto delle nazioni, da più di due anni, cospargeva i suoi campi di battaglia per quasi tutta l’Europa. Tuttavia, in quel mattino luminoso di domenica 13 maggio, le calamità e gli orrori della guerra sembravano lontani ai tre pastorelli.



Scena della Prima Guerra Mondiale


Dopo aver assistito alla Messa nella chiesa di Aljustrel, nella parrocchia del villaggio di Fatima, dove vivevano, uscirono verso la montagna e lì si unirono al loro piccolo gregge di pecore marroni e bianche. Lucia, scegliendo il pascolo della giornata, disse in tono categorico:


— Andiamo nelle terre di mio padre, a Cova da Iria.


Obbedendo, gli altri toccarono le pecore, e là si diressero i tre attraverso la vegetazione del sottobosco che si diffondeva per la Serra de Aire. Nel cielo limpido e trasparente, il sole si mostrava in tutto il suo splendore.


Il tempo era trascorso calmo e tra i passatempi. I bambini avevano già mangiato la loro merenda, composta di pane di segale, formaggio e olive, e avevano pregato il Rosario, secondo la richiesta che l’Angelo aveva fatto loro, vicino a un piccolo ulivo che il padre di Lucia aveva piantato lì. Verso mezzogiorno, salirono fino a un terreno più elevato della proprietà e cominciarono a giocare...7


Prima apparizione della Santissima Vergine


All’improvviso, nel bel mezzo dei loro giochi innocenti, i tre bambini videro come il chiarore di un lampo, che li colse di sorpresa. Guardarono il cielo e, poi, gli uni verso gli altri: rimasero ammutoliti e stupiti, perché l’orizzonte era limpido, luminoso e sereno. Che cosa poteva essere?


Lucia, allora, ordinò:


— Andiamocene via, che può venire il temporale.


— Va bene, andiamo – disse Giacinta. Chiamarono il gregge, lo spinsero e scesero sulla destra.


A metà strada, tra il monte appena lasciato e un grande leccio – noto anche come elce o elce domestico, una specie di quercia – che avevano di fronte, videro un secondo lampo.


Con raddoppiato spavento accelerarono il passo, continuando a scendere. Tuttavia, appena giunti in fondo a Cova da Iria si fermarono, confusi e meravigliati: lì, a breve distanza, su un leccio di poco più di un metro, apparve loro la Madre di Dio.8



Sentiero dei pastorelli, Aljustrel (Portogallo)


Secondo le descrizioni di Suor Lucia, era «una Signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole, che diffondeva una luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua pura, attraversato dai raggi del sole più ardente».9 Il Suo volto era di inenarrabile bellezza, né triste, né allegro, ma serio, forse con una soave espressione di dolce rimprovero. Come descrivere nei particolari i suoi tratti? Di che colore erano gli occhi, i capelli di questa figura celestiale? Lucia non lo ho mai potuto dire con certezza!


Il vestito, più bianco della stessa neve, sembrava tessuto di luce. Aveva le maniche relativamente strette ed era chiuso nel collo, scendendo fino ai piedi, i quali, avvolti da una tenue nuvola, si vedevano appena sfiorare le foglie del leccio. Un manto le copriva il capo, anch’esso bianco e orlato d’oro, della stessa lunghezza del vestito, avvolgendoLe quasi tutto il corpo. Le mani, le aveva giunte in atteggiamento di preghiera, appoggiate sul petto; dalla destra pendeva una bella corona del rosario con grani come perle brillanti, che terminava con una Croce di intensa luce argentata. Il Suo unico ornamento era una delicata collana in oro, di pura luce, che Le cadeva sopra il petto, dal quale pendeva una piccola sfera dello stesso metallo, quasi all’altezza della cintura.10


Questo modo di presentarSi da Regina del Cielo suscita nell’anima un vivissimo entusiasmo. La Sua purezza è collocata così in evidenza, poiché Ella è la Vergine delle vergini, la Porta del Cielo, poiché rimane intatta la sua verginità, come ha immortalato la pia canzone dell’inno mariano, Ave Maris Stella. Si vede la Sua intenzione di attrarre e incantare i pastorelli attraverso la purezza, facendo sentire loro quanto bella è questa virtù, così disprezzata già a quel tempo. «La Madonna parlava a un mondo impuro, usando tutti i simboli della purezza, e una purezza tutta fatta di luce. Si potrebbe ben dire, parafrasando le parole di Nostro Signore Gesù Cristo, quando Egli fece riferimento ai gigli del campo, che nessuna donna in tutta la sua gloria risplendette come la Madonna vestita di luce!»11


Davanti all’ammirazione rispettosa dei pastorelli, colpiti di fronte a tanto splendore, la Santissima Vergine disse loro con soave bontà, secondo il racconto di Suor Lucia:


«— Non abbiate paura. Io non vi faccio male.


«— Di dove è Vostra Signoria?12 – Le chiesi.


«— Sono del Cielo.


«— E cosa vuole da me Vostra Signoria?


«— Son venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e cosa voglio. Quindi, tornerò qui di nuovo una settima volta.


«— E anch’io andrò in Cielo?


«— Sì, ci andrai.


«— E Giacinta?


«— Anche lei.


«— E Francesco?


«— Anche lui, ma deve recitare molti Rosari.


Lucia

«Mi ricordai allora di chiedere di due ragazze che erano morte da poco. Erano mie amiche e stavano a casa mia per imparare tessitura con mia sorella maggiore.


«— Maria das Neves è già in Cielo?


«Sì, è là. Mi sembra che dovesse avere circa sedici anni.


«— E Amelia?


«— Resterà in Purgatorio fino alla fine del mondo.


«Mi sembra che dovesse avere tra i diciotto e i venti anni.


«— Volete offrirvi a Dio, per sopportare tutte le sofferenze che vorrà inviarvi, come atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?


«— Sì, vogliamo.


«— Andate, dunque; avrete molto da soffrire, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto.


«Fu pronunciando queste ultime parole (la grazia di Dio, ecc.) che aprì per la prima volta le mani, comunicandoci una luce molto intensa, quasi un riflesso che usciva da esse, che ci penetrava nel petto e nel più intimo dell’anima, e faceva vedere noi stessi in Dio, che era questa luce, più chiaramente che se ci vedessimo nel migliore degli specchi. Allora, per un impulso intimo anch’esso comunicatoci, cademmo in ginocchio e ripetemmo interiormente:


«— O Santissima Trinità, io Vi adoro. Mio Dio, mio Dio, io Vi amo nel Santissimo Sacramento.


«Passati i primi momenti, la Madonna aggiunse:


«— Recitate il Rosario tutti i giorni, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra.


«Poi, cominciò a elevarSi serenamente, salendo verso oriente, fino a scomparire nell’immensità dell’orizzonte».13


Dopo che l’apparizione si eclissò nell’infinità del firmamento, i tre pastorelli rimasero silenziosi e assorti, contemplando lungamente il cielo. A poco a poco si risvegliarono da quello stato di estasi che li aveva colti. Intorno a loro, la natura era tornata a essere quella di prima. Il sole continuava a dardeggiare i suoi raggi sulla terra e il gregge, sparso, si era sdraiato all’ombra dei lecci. Tutto era quieto nella serra deserta.


La Celeste Messaggera aveva prodotto nei bambini una deliziosa impressione di pace e di gioia raggiante, di leggerezza e libertà. Sembrava loro che avrebbero potuto volare come gli uccelli. Di tanto in tanto, il silenzio in cui erano caduti era interrotto da questa gioiosa esclamazione di Giacinta:


«— Ah! Che Signora tanto bella! Ah! Che Signora tanto bella!


In questa, come in altre apparizioni, la Vergine Santissima parlò solo con Lucia, mentre Giacinta sentiva solo quello che Lei diceva. Francesco, invece, non La sentiva, e concentrava tutta la sua attenzione solo per vederLa. Quando le due bambine raccontarono il dialogo sopra trascritto e la parte che a lui toccò, si riempì di grande gioia. Incrociando le mani sopra la testa, il bambino gridò a voce alta:


«— O mia Madonna! Rosari ne dico quanti ne vuole!


Già il crepuscolo della sera che cadeva li avvolgeva, mentre nella serra echeggiavano le campane delle Ave-Marie. Spingendo le loro pecore, i tre bambini abbandonarono allora quel luogo benedetto. Nella tranquillità della sera che andava a ricoprire i monti, si sentiva appena il suono roco dei sonagli delle pecore e i passetti del gregge sulla strada, come pioggia sottile d’estate su foglie secche.14


I pastorelli si sentivano trasformati, pervasi di elevazione, di rispetto e di incantata sorpresa di fronte alla sublime tenerezza della Madonna. Il tenore del suo Messaggio rimase impresso nel loro cuore.


La descrizione di questa scena sottolinea la nobiltà e la familiarità con la quale la Madonna tratta i tre bambini. Quando apre loro le sue braccia, esercitando il ruolo di Mediatrice universale di tutte le grazie, Maria Santissima li inonda di una luce di straordinario chiarore, vero assaggio della visione beatifica dei Beati in Cielo. Ma, allo stesso tempo, Ella è più esplicita dell’Angelo nel mostrare loro il cammino di sofferenza da percorrere: «Saranno calici pieni di dolore, che esalano un gradevole aroma di un profumo magnifico, offerti a Dio per riparare i peccati».15


Richiama molto l’attenzione, il valore della riparazione da essere offerta da parte dei tre bambini. Di qui una lezione per tutti i cattolici: se ognuno offre a Dio, per mezzo di Maria Santissima, quello che lo fa soffrire, starà agendo come vera pietra viva della Chiesa militante, membro del Corpo Mistico di Cristo.


Vale la pena ancora di menzionare qualcosa di sconvolgente che sottolinea il Dr. Plinio,16 però del tutto coerente con la realtà: per la Causa Cattolica ci sono molte persone disposte a lavorare e a pregare, però, quanto poche sono disposte a soffrire! Il dolore fa fuggire molti, ma è il segno più chiaro dell’anima chiamata da Dio. L’anima che non fugge davanti alla croce, ma si avvicina a baciarla, questa sì possiede la caratteristica delle anime elette. E conclude con un invito sublime «Soffrire è vincere. Pregare è vincere. Lavorare è vincere. Ma delle tre vie della vittoria, la più gloriosa è la via del dolore».17


Non fu nient’altro che questa la via percorsa, in maniera eroica e mirabile, dai piccoli veggenti della Madonna. E noi, che faremo? Di fronte alla situazione del mondo e della Chiesa, non andremo a offrire a Dio i nostri dolori, difficoltà e dure prove?



I veggenti dopo l’ultima Apparizione, nell’ottobre 1917

1 WALSH, William Thomas. La Madonna di Fatima. 2.ed. San Paolo: Melhoramentos, 1949, p.5.

2 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Fatima: spiegazione e rimedio della crisi contemporanea. In: Catolicismo. Campos dos Goytacazes. Anno III. N.29 (Maggio, 1953); p.1.

3 Idem, pp.1-2.

4 Cf. WALSH, op. cit., pp.5-6.

5 Idem, p.6.

6 CORRÊA DE OLIVEIRA, op. cit., p.2.

7 Cfr. FIGUEIREDO, Antero de. Fatima: grazie, segreti, misteri. 13.ed. Lisboa: Bertrand, 1942, pp.21-22.

8 Cfr. Idem, p.23-24; AYRES DA FONSECA, SJ, Luís Gonzaga. La Madonna di Fatima. Apparizioni, culto, miracoli. 5.ed. Petrópolis: Vozes, 1954, p.22.

9 SUOR LUCIA. Memorie I. Quarta Memoria, c.II, n.3. 13.ed. Fatima: Segretariato dei Pastorelli, 2007, p.173.

10 Cfr. FIGUEIREDO, op. cit., pp.25-26; AYRES DA FONSECA, op. cit., pp.23-24; WALSH, op. cit., p.51.

11 CORRÊA DE OLIVEIRA, Plinio. Conferenza. San Paolo, Brasile, 5 giugno 1994. 12 Nel citare le parole di Suor Lucia, saranno mantenuti esattamente i termini da lei utilizzati, senza adattarli all’uso linguistico vigente ai nostri giorni, affinché il lettore possa apprezzare meglio i dialoghi così come avvennero tra la Madre di Dio e lei.

13 SUOR LUCIA, op. cit., pp.173-174.

14 Cfr. FIGUEIREDO, op. cit., pp.27-31; AYRES DA FONSECA, op. cit., pp.26-27; WALSH, op. cit., p.53.

15 CORRÊA DE OLIVEIRA, Conferenza, op. cit.

16 Cfr. Idem, ibidem.

17 Idem, ibidem.





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