L'inizio della Quaresima è segnato da un rituale semplice, ma di grande profondità: l'imposizione delle ceneri come segno della vera penitenza del cuore.
Come abbiamo già visto in occasioni precedenti, la ricchissima liturgia della Chiesa ci conduce sapientemente durante tutto l'anno, in modo che in ogni momento ne traiamo un determinato profitto spirituale. Uno dei periodi in cui questo avviene con maggior intensità è nel Tempo di Quaresima, "momento favorevole" per la conversione (cfr. II Cor 6, 2).
Durante le sei settimane della sua durata, la grazia ci invita a un sincero cambiamento di cuore. Il digiuno, la preghiera e l'elemosina sono segni visibili della penitenza con cui ci prepariamo a commemorare l'avvenimento centrale della Storia della Salvezza: la Resurrezione del Signore, celebrata la Domenica di Pasqua.
Un rito unico e toccante
La Quaresima inizia il Mercoledì delle Ceneri, commemorato quest'anno il 13 febbraio. Le letture della Santa Messa di questo giorno sono state scelte dalla Chiesa in modo da impostare i fedeli nella prospettiva del tempo che inizia. La profezia di Gioele convoca il popolo di Israele alla penitenza come mezzo per attrarre a sé la misericordia del Signore (cfr. Gl 2, 12-18). Dopo i versetti del Miserere, salmo penitenziale per eccellenza (Sal 50), l'Apostolo ci invita alla riconciliazione con Dio (cfr. II Cor 5, 20; 6, 2). Già nel Vangelo, Nostro Signore ci insegna il vero senso della preghiera, il digiuno e l'elemosina (cfr. Mt 6, 1-6.16- 18) che durante questo periodo realizzeremo.
Dopo la Liturgia della Parola, i fedeli partecipano a un rito unico e toccante. Le ceneri sono benedette dal sacerdote e ognuno dei presenti si avvicina per riceverle in forma di croce sulla testa, rimanendo il resto della giornata con il segno di Cristo tracciato sulla fronte.
Qual è l'origine e il senso di questo cerimoniale? È quanto ci apprestiamo a vedere.
Le ceneri come segno di penitenza
Eloquente immagine della fragilità umana e della futilità dei beni di questo mondo, le ceneri sono state fin dai tempi più antichi segno di lutto e di dolore, anche al di fuori dell'ambito del Popolo Eletto. Per questo, esse simbolizzavano l'umiliazione o la penitenza dell'uomo dinanzi a Dio. Le pagine della Storia Sacra sono piene di episodi in cui gli israeliti si servono delle ceneri per riconoscere il nulla della natura umana di fronte ai disegni dell'Altissimo, prima di chiedere l'aiuto dell'onnipotenza divina.
Così, per esempio, quando l'empio Aman si preparava a eliminare i giudei nell'impero persiano, Mardocheo si coprì di cenere (cfr. Est 4, 1), mentre a molti altri israeliti "servirono di letto il sacco e la cenere" (Est 4, 3). Convinta da suo zio della necessità di presentarsi davanti al Re Assuero per implorargli la revoca del decreto, Ester passò tre giorni in digiuno e orazione e "coprì il capo con ceneri" (Est 14, 2) per chiedere l'ausilio di Dio prima di incontrare il tiranno.
Casi analoghi si trovano in abbondanza nelle pagine dell'Antico Testamento. Daniele chiede la clemenza di Dio verso Israele in esilio, "in digiuno, cilicio e cenere" (Dn 9, 3), Giobbe si ricrede e si pente "sopra polvere e cenere" (Gb 42, 6), il re di Ninive, un pagano, sensibilizzato dalla predicazione del profeta Giona che annunciava la distruzione della città, "si sedette su cenere" (Gio 3, 6) e fece penitenza insieme a tutti i suoi sudditi, ottenendo da Dio l'abolizione della pena decretata contro di loro. E così molti altri.
Già nel Nuovo Testamento, è lo stesso Signore Gesù che indica il valore della cenere come elemento penitenziale nel rimproverare Corazin e Betsaida, dicendo che, "Se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere" (Mt 11, 21).
Dai primi tempi del Cristianesimo
Fin dai primi tempi dell'Era della Grazia, i cristiani adottarono questo modo di manifestare la contrizione e il dolore, com'è attestato da numerosi documenti.1 Con il tempo, l'uso della cenere fu incorporato al rito penitenziale pubblico mediante il quale era amministrato, all'inizio della Quaresima, il Sacramento della Riconciliazione.
A Roma, per esempio, consta che questo rito fosse celebrato, già nel VII secolo, il mercoledì precedente la prima domenica di Quaresima. Nei casi di mancanze gravi e pubbliche, il confessore avvolgeva il penitente con una veste ordinaria di sacco, che copriva di cenere, per poi espellerlo dal tempio con queste parole: "Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris: age pænitentiam ut habeas vitam æternam - Ricordati uomo, che sei polvere e alla polvere ritornerai; fa' penitenza al fine di avere la vita eterna".
Subito dopo, il peccatore partiva per luoghi lontani, monasteri fuori della città o, in certi casi, per la propria casa, dove avrebbe dovuto far penitenza durante tutta la Quaresima, per esser riammesso nella comunità solo il Giovedì Santo.2
Col passare del tempo andò crescendo il numero di fedeli che si associava a questi riti di penitenza in forma spontanea, desiderando, mossi dalla devozione, di ricevere le stesse ceneri con cui erano coperti i peccatori pentiti. E quando il graduale ammorbidimento delle forme di penitenza pubblica e l'evoluzione del Sacramento della Riconciliazione verso la sua forma attuale fecero sparire questa severa cerimonia disciplinare, il rito delle ceneri, sommato al digiuno più rigoroso di questo giorno, si mantennero come una manifestazione penitenziale dell'inizio della Quaresima.
Così, già nell' XI secolo l'imposizione delle ceneri, anticamente riservata ai peccatori pubblici, diventerà obbligatoria per laici e chierici.3
L'imposizione delle ceneri, oggi
La riforma liturgica conciliare ha inserito la cerimonia dell'imposizione delle ceneri in seno alla Celebrazione Eucaristica di questo giorno, sebbene, in caso di necessità, possano esser amministrate all'infuori della Messa, durante una Liturgia della Parola.
Secondo un costume iniziato nel XII secolo,4 la cenere imposta ai fedeli in questo giorno è ottenuta bruciando i rami benedetti la Domenica delle Palme dell'anno precedente. Questo sottolinea ulteriormente la futilità delle glorie di questo mondo, volatili come la cenere che il vento solleva ed effimere come le lodi tributate al Salvatore al suo ingresso a Gerusalemme, presto trasformatisi in grida di condanna.
Quando ci approssimiamo al sacerdote per ricevere le ceneri, egli traccia sulla nostra testa in forma ben visibile il segno della Redenzione, poiché non dobbiamo occultare al mondo la nostra Fede cristiana, né dobbiamo sentire vergogna di riconoscere la nostra necessità di conversione. E, mentre il ministro di Dio le impone, proclama una di queste due frasi bibliche: "Ricordati, uomo, che polvere tu sei e in polvere tornerai" (cfr. Gn 3, 19) o "Convertitevi e credete al vangelo" (Mc 1, 15).
La prima ricorda la caducità della nostra natura umana, così ben simbolizzata dalla polvere e dalla cenere, fine implacabile dei nostri corpi mortali. Con essa, la Liturgia eleva il nostro sguardo all'eternità, rafforzandoci nella "convinzione che nulla in questo mondo ha valore, se non quello che riguarda la vita soprannaturale, e che siamo qui per accumulare valori eterni, e non quelli che sono mangiati dalla terra".5
La seconda pone l'accento sulla pressante necessità della vera conversione, ammonimento che ci sarà ripetuto tante volte durante il periodo quaresimale.
Un sacramentale di grande valore
La cerimonia di benedizione e imposizione delle ceneri non deve esser vista soltanto come una bella manifestazione di fede che getta le sue radici in tempi antichi. Oltre al suo valore simbolico e storico, essa è un sacramentale mediante il quale la Santa Chiesa intercede davanti al suo Divino Sposo per i fedeli che ricorrono a questa cerimonia e implora per loro grazie di penitenza e conversione.
Così, quando, benedicendo le ceneri, il sacerdote chiede a Dio di effondere la sua benedizione su coloro che vanno a riceverle di modo che, "proseguendo nell'osservanza della Quaresima, possano celebrare con cuore purificato il mistero pasquale"6 o possano "con l'osservanza della Quaresima, ottenere il perdono dei peccati e vivere una vita nuova", 7 dobbiamo avere la certezza che, ricevendo sulla nostra fronte le ceneri divenute sacre, Dio rafforzerà con la sua grazia i nostri buoni propositi per questo periodo di penitenza.
Con le ceneri, simbolo della morte, lungo il cammino quaresimale, moriremo al peccato con Cristo, e, mondati delle nostre colpe, risusciteremo con Lui, rafforzati per la vita nuova della Grazia, tanto ben simbolizzata dalle acque rigeneratrici con le quali saremo aspersi nella Veglia Pasquale.
Approfittiamo di questo poderoso ausilio che Dio mette alla nostra portata e non abbiamo paura di fare propositi audaci che ci portino a un effettivo cambiamento di vita. Quanto ci dovremmo sentire incoraggiati, di fronte a questa convinzione, a fare uno scrupoloso esame di coscienza in vista di una buona Confessione! La Santa Chiesa pregando per noi, non ci farà mancare l'aiuto necessario per arrivare al glorioso giorno della Resurrezione del Signore con un'anima interamente pulita e rinnovata.
1 Cfr. LECLERCQ, Henri. Cendres. In: CABROL, Fernand; LECLERCQ, Henri (Org.). Dictionnaire d'arquéologie chrétienne et de liturgie. Paris: Letouzey et Ané, 1925, tomo II, col. 3039-40. 2 Cfr. GARRIDO BOÑANO, OSB, Manuel. Curso de Liturgia Romana. Madrid: BAC, 1961, p.460; COELHO, OSB, Antonio. Curso de Liturgia Romana. Braga: Pax, 1941, vol.I, p.84. 3 Cfr. ABAD IBÁÑEZ, José Antonio. La celebración del misterio cristiano. 2.ed. Pamplona: Eunsa, 2000, p.543; ABAD IBÁÑEZ, José Antonio, GARRIDO BOÑANO, OSB, Manuel. Iniciación a la liturgia de la Iglesia. 2.ed. Palabra: Madrid, 1997, p.702; GARRIDO BOÑANO, op. cit., p.460; COELHO, op.cit., p.84. 4 Cfr. ABAD IBÁÑEZ, op. cit., p.543. 5 CLÁ DIAS, EP, João Scognamiglio. Palestra. San Paolo, 13 feb. 2002. 6 MERCOLEDI' DELLE CENERI. Benedizione e distribuzione delle ceneri. In: MESSALE ROMANO. Trad. Portoghese della 2ª edizione tipica per il Brasile realizzata e pubblicata dalla CNBB con aggiunte approvate dalla Sede Apostolica. 9.ed. San Paolo: Paulus, 2004, p.176. 7 Idem, ibidem.
(Revista Arautos do Evangelho, Fevereiro/2013, n. 134, p. 18 - 20)
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